Non vedo l’ora di tornare alla normalità di prima…In questo “mood” si inseriscono molti pensieri ricorrenti nella nostra mente e nel racconto collettivo che stiamo facendo di questo periodo.
Eraclito ci direbbe che niente torna come prima, panta rei, tutto scorre.
Potremo davvero tornare come prima? Sarà davvero possibile?
Non torneremo come prima e sarebbe un dramma se lo facessimo vorrebbe dire che non abbiamo appreso nulla.
Abbiamo bisogno, dunque, di disegnare una nuova socialità, un nuovo mondo, una diversa concezione del nostro tempo.
Cosa serve dunque per questo nuovo disegno?
Serve un “regista”, servono progettisti che sappiano tenere insieme la complessità.
Questo periodo più che mai ci ha mostrato che noi italiani siamo ottimi esecutori, eccellenti artigiani e terzisti che realizzano al meglio ciò che ci viene commissionato.
Siamo tutti ottimi musicisti ma non metteteci in un orchestra…che siamo tutti primi violini!
Quello che ci manca è la capacità di progettare l’insieme, di buttare lo sguardo oltre la contingenza e progettare/immaginare nuovi scenari.

In questo anche lo sguardo pedagogico può venirci in aiuto. I professionisti dell’educazione, fantasmi non contemplati negli ultimi decenni, hanno per natura lo sguardo sulla complessità poiché si occupano di persone. Lo sguardo va oltre il “sintomo” e la contingenza; si sviluppa sulla totalità della persona.
Oggi più che mai abbiamo bisogno di questo sguardo per progettare il nostro nuovo modo di vivere. Non possiamo ragionare di imprese e industrie senza tenere conto della scuola, non possiamo pensare a misure di sostegno all’istruzione senza contemplare all’interno del ragionamento anche il mondo del lavoro e l’organizzazione del tempo.
Dobbiamo agire adesso poiché a settembre non avremo più tempo e rischieremmo di agire di nuovo mettendo pezze e non tessendo trame.
Per comprendere la complessità a cui siamo chiamati possiamo partire prendendo a prestito il concetto della “user experience”.
Come è organizzato il tempo di un adulto dal momento in cui si sveglia fino a quando va a dormire? Quali sono i problemi che si trova ad affrontare? Quali sono le soluzioni al momento esistenti? Cosa possiamo fare affinché il maggior numero di nostri concittadini sia felice? Di che cosa ha bisogno per raggiungere la felicità?
Provo ad abbozzare tracce su cui spero si possa costruire un pensiero, sono delle semplici pennellate.
IL PRIMA
Come era organizzata una famiglia prima di questo periodo?
Un piccolo inciso. Non mi piace la definizione di tempo sospeso, mi sa di “parentesi”. Di solito ciò che sta tra parentesi può essere dimenticato, è di minore importanza rispetto a ciò che viene messo nel testo, è sospeso appunto. Mi piace pensare invece che questo tempo abbia la stessa dignità della normalità e non sia un tempo da lasciarci alle spalle al più presto quanto invece sia denso di senso e di domande che non possiamo lasciar cadere nel vuoto.
Torniamo dunque alla nostra domanda. Come era organizzata una famiglia prima di questo periodo?
Sveglia, preparazione, scuola per i figli, lavoro per i genitori, rientro della scuola dei figli, rientro dei genitori
Strumenti necessari: libri, automobile per gli spostamenti, smartphone
L’ORA
Sveglia, preparazione, videolezioni e didattica on line per i figli, telelavoro per i genitori (lo smartworking è stato ad appannaggio di pochi privilegiati), pranzo, compiti e studio per i figli, telelavoro per i genitori, merenda, giochi per i figli (in ambiente dedicato), telelavoro per i genitori, cena, giochi per i figli, telelavoro per i genitori, riposo notturno.
Strumenti: Smartphone, Pc o laptop (almeno 2), stampante con scanner, connessione stabile
È una prima analisi molto grezza che mostra evidenti lacune di pensiero che per motivi di spazio non può essere ampliata in questa sede.
Si passa dunque da un’organizzazione del tempo lavoro/tempo vita (work life balance) molto definita rispetto (anche) ai luoghi (ufficio/casa/scuola) ad una organizzazione fluida dove ruoli (genitore, lavoratore, coniuge, convivente, fidanzata/o) e tempi (segmentati, incerti) diventano fluidi e connessi, dove lo switch tra ruoli non è più netto. La casa sembra essere il luogo attorno quale ripensare la nuova quotidianità.
Casa che non diventa più luogo di ritorno e partenza ma diventa luogo del permaneree del creare.
LE RELAZIONI
Abbiamo sperimentato un modo diverso di vivere le nostre relazioni e i nostri affetti. In alcuni casi la convivenza prolungata ha dato modo di riscoprirci, in altri ha esacerbato difficoltà e problemi
In ogni caso abbiamo capito che siamo fatti di relazioni e che queste ci tengono in vita.
Dobbiamo dunque partire di una nuova organizzazione del tempo che permetta di sostenere la persona e i suoi bisogni.
Questi sono a mio parare 4 grandi pilastri su cui vale la pena scrivere il copione della nostra futura società
- RELAZIONI E AFFETTI
- LAVORO
- SCUOLA E LIFELONG LEARNING
- WORKLIFE BALANCE
Relazioni e affetti sono fondamentali per la nostra vita
Il lavoro è fondamentale sia dal punto di vista economico (stipendio e gettito fiscale dello stato) che dal punto di vista della realizzazione della persona.
La scuola è fondamentale per la costruzione del futuro e per colmare la sete di conoscenza dell’essere umano
Il tempo libero è una componente imprescindibile per l’equilibrio della persona, per questo va necessariamente tenuto conto della giusta distribuzione di tempi liberi e di lavoro.

La vera sfida dunque sarà gettare lo sguardo oltre la contingenza delle singole istanze cercando di costruire un sistema nuovo che faccia della complessità e dell’armonizzazione le nuove parole d’ordine per scrivere un progetto degno di questo nome. Noi siamo pronti.